Come guadagnare nell'anno dei tassi

Vent'anni dopo l'entrata dell'euro nelle tasche di italiani ed europei si apre una stagione dove l'inflazione sarà la variabile centrale sui mercati. Dalle ceneri della bolla delle dot.com, esplosa a inizio degli anni '2000, è nato il più impetuoso rally di Borsa degli ultimi 20 anni: 10 mila euro investiti nelle azioni americane del settore tecnologico a fine 2021 sono diventati 62.400 euro, spinti da una performance di oltre 520 punti percentuali. Da brividi. Un ventennio iniziato, da questa parte dell'Oceano, con l'entrata in circolazione dell'euro: introdotta tre anni prima per finalità contabili, da quel momento ha sostituito nei portafogli dei consumatori europei banconote e monete denominate in lire italiane e marchi tedeschi. Il trionfo del tech «non sorprende — dice Emilio Franco, AD di Mediobanca SGR —. in questo lungo periodo la tecnologia è diventata il settore più pervasivo e dominante dell'economia Usa, sono nati e si sono consolidati campioni globali come Google, Amazon, Facebook». Una tendenza che, come ricorda Antonio Cavarero, responsabile investimenti di Generali Insurance am, «si è appoggiata su una traiettoria di tassi in discesa, che hanno favorito performance stellari. Non solo in Borsa, ma anche sui titoli di stato italiani ed europei». Pure l'oro ne ha beneficiato, perché i minitassi riducono il costo opportunità di detenerlo: rendono, cioè meno appetibile le alternative disponibili, a cominciare dai bond. Oggi ci troviamo in uno scenario capovolto: la traiettoria dei tassi americani punta verso una risalita. Le azioni sono relativamente care. E l'inflazione, rimasta a lungo silente, ha rialzato la testa, fmo a raggiungere, negli Usa, i livelli massimi da quasi 40 anni. «Ma questa inflazione è un fenomeno del tutto nuovo, che affonda le radici nell'eccezionalità della recessione innescata dalla pandemia», ricorda l'AD di Mediobanca SGR: dopo i lockdown, con la riapertura, la domanda è esplosa e l'offerta non è riuscita a tenere il passo — spiega — generando colli di bottiglia e difficoltà logistiche in molti settori. A questo si è aggiunto il balzo delle materie prime, che in parte deriva da un «effetto base»: una specie di illusione ottica, che amplifica i tassi di crescita percentuale, perché sono calcolati sui prezzi depressi dell'economia in stand-by. «Una quota rilevante di queste due componenti dell'inflazione è transitoria e tenderà a diluirsi già a partire da gennaio e febbraio — prevede Franco —. Ad essere pericolosa è la spirale che lega i salari all'inflazione. Qui si è già vista un po' di pressione, negli Usa. Noi restiamo ottimisti. Ma bisogna capire se chi è uscito dal mercato del lavoro, durante la pandemia e negli anni passati, vi farà rientro - e con quale velocità - contribuendo ad attenuare le tensioni sui prezzi».

Il momento della verità

Intanto la Fed ha deciso di prendere il toro per le corna e accelerare il processo di normalizzazione della politica monetaria. Si prevedono in media tre rialzi dei tassi nel 2022, altri tre l'anno prossimo. Anche la Bce ha deciso di ridurre il dosaggio degli stimoli. «Le Borse hanno tenuto perché i tassi a lungo termine sono rimasti stabili — osserva Cavarero —. I mercati pensano che l'inflazione sia alta ma non scapperà di mano. Il momento della verità sarà tra maggio e giugno, quando capiremo quanta parte dell'inflazione è davvero temporanea e quanta resterà strutturale. Capiremo, cioè, se la Fed sarà obbligata a rendere più ripido il sentiero dei tassi oppure no e se la Bce dovrà a sua volta iniziare a discutere la stretta». Questo argomento porta il manager a ritenere che l'inizio dell'anno sarà guidato dall'incertezza. Più ottimista Emilio Franco: «mi aspetto un primo semestre e, più in generale, un anno positivo per i mercati azionari, magari non eccezionale come questo. Sulle obbligazioni governative e di buona qualità, del resto, sarà difficile ottenere un ritorno positivo, in uno scenario di risalita dei tassi». Gli esperti sono convinti che nel 2022 l'Europa possa battere Wall Street: il rialzo dei tassi dovrebbe penalizzare i titoli ad alta crescita, come quelli del tech, a beneficio dei ciclici, con valutazioni più a buon mercato: auto, banche. Ma anche la Cina, che è stata forse la grande delusione del 2021. L'Italia è una delle aree da guardare: le risorse in arrivo dal Next Generation Eu, sono condizionate a un piano di riforme che, se ultimato, potrebbe aumentare il Pil dell'Italia, previsto intorno al 4% nel 2022. «Anche il potenziale di lungo termine potrebbe salire dallo 0,6% all'1,8% — dice Franco — E questo favorirà un aumento degli investimenti privati, domestici e internazionali, che si affiancherà a quelli pubblici». 

Articolo di Pieremilio Gadda, L'Economia del Corriere della Sera, 20 dicembre 2021