Borse da seguire La Cina e le sorelle asiatiche, le chance degli Emergenti

L'Asia, con la Cina al comando, è la regione che per prima è riuscita a uscire dal tunnel del coronavirus. L'economia si è avviata verso il percorso della normalizzazione e i mercati hanno reagito positivamente. Tant'è che nel 2020 Pechino è riuscita a fare meglio di tutte le altre borse, America compresa, se si esclude il Nasdaq (+43,10%). Lo Shenzhen Composite Index ha chiuso l'anno con una performance del 41,40%, che si confronta con 1115,93%dell'SeP5oo e il -5,57% dell'Eurostoxx 50. L'Msci Emerging Markets Asia, invece, ha guadagnato il 28,38%, facendo meglio sia dell'indice emergente globale (+18,31%) sia dell'Msci World (+15,9%). E ora proprio l'Asia emergente, sempre con la Cina al comando, è l'area a cui gli esperti guardano con maggiore ottimismo nel 2021, seguita dall'Europa e poi dagli Stati Uniti. Una view, che almeno per il momento, sta trovando riscontro nei rendimenti offerti dagli indici da inizio anno: +2,67% l'Msci Emerging Markets Asia, +2,43% la Cina, +1,12%l'Europa e +1,24% l'SeP 500 (11 Nasdaq è in attivo dello 0,60%). «In un mondo di tassi a zero, le opportunità per un investitore di medio lungo termine vengono dal mercato azionario, e più in particolare dai più ciclici — spiega Emilio Franco, Amministratore Delegato e CIO di Mediobanca SGR —. La rotazione a favore dei settori ciclici e dei titoli value innescata a novembre dai vaccini contro il coronavirus è appena iniziata. Ci aspettiamo un 2021 tipico da inizio ciclo, con queste rotazioni che favoriranno l'azionario dei mercati emergenti, la Cina, l'Eurozona e anche il Giappone». Dopo un 2020 dominato dalla pandemia, dai lockdown e dai consistenti programmi di governi e banche centrali per fronteggiare gli effetti delle regressioni economiche, «il 2021 sarà probabilmente caratterizzato dalla velocità di distribuzione di vaccini efficaci e dagli effetti di trasmissione delle enormi misure di stimolo», sostiene John Greenwood, Chief economist di Invesco. Ma poiché la distribuzione di quantitativi adeguati di dosi di vaccino richiederà probabilmente gran parte del primo semestre del 2021, Greenwood si aspetta un ritorno a una sorta di normalità solo nel secondo semestre dell'anno, quando famiglie e imprese cominceranno a spendere i risparmi accumulati nel 2020. Tutto questo, però, avverrà solo quando saranno ampiamente superati incertezze e distanziamento sociale. E tra le economie in prima linea ci sono la Cina e gli altri Paesi dell'Asia orientale che, a detta di Greenwood, sono sulla via di una ripresa costante, seppure non spettacolare, favorita da modeste riduzioni dei tassi d'interesse e dei coefficienti di riserva obbligatoria. «La Cina in particolare è uscita brillantemente dalla crisi da coronavirus - puntualizza Franco di Mediobanca SGR -. Nell'ultimo trimestre 2020 sta facendo registrare una crescita del 15% circa annualizzato, trascinando con sé tutta l'Asia. E nel 2021 dovrebbe crescere ancora dell'8% in termini reali». Oltre alla Cina, anche altri Paesi in via di sviluppo come Brasile e India sono ben posizionati per il nuovo anno. «In tutte queste aree potremmo assistere a una crescita che non si vedeva dal primi anni Ottanta», fa notare ancora Franco, che pone poi l'accento su un altro elemento che gioca a favore delle piazze emergenti: il dollaro, che in questo nuovo anno continuerà a indebolirsi per effetto di una Federal Reserve che resterà tra le banche centrali più accomodanti. In questo contesto, Wenli Zheng, portfolio manager China equities, di T. Rowe Price, è convinto che il vero cavallo di razza del 2021 sarà la Cina, dove le prospettive per la domanda dei consumatori sono positive, come segnalano le vendite di auto, ben al di sopra dei livelli del 2019, e il rimbalzo del mercato residenziale: «le condizioni favorevoli a supporto dei bond sovrani e del renmimbi proseguiranno, offrendo a loro volta sostegno anche ai mercati azionari. L'accesso all'equity cinese, un mercato enorme e relativamente stabile, resta molto ambito da parte degli investitori stranieri ed è ancora strutturalmente limitato, quindi c'è spazio affinché l'esposizione alla Cina aumenti». In particolare, risultano particolarmente attraenti le società tech e della new economy. Secondo il piano di sviluppo economico e sociale al 2035 stabilito dal quinto plenum, uno degli obiettivi è quello di incoraggiare l'innovazione e la tecnologia domestica, «quindi ci aspettiamo che il trend verso una maggiore spesa in ricerca e sviluppo nei budget delle aziende per le spese in conto capitale si rafforzi, con potenziali e interessanti risvolti sul fronte tecnologico», conclude Zheng. 

Articolo di Gabriele Petrucciani, L'Economia del Corriere della Sera, 11 gennaio 2021